FEEDBACK ESERCITAZIONE DEL 9 MARZO
1.
Quando mi trovo nella circostanza di valutare una persona, metto
in campo quel tipo di strategia/processo che mi ha permesso di essere
valorizzato prima, e di apprendere dopo?
- Come quella volta che sono stato “messo in grande
evidenza nei confronti della classe”;
- “cerco di costruire una relazione... di far sì
che abbia fiducia nelle proprie possibilità”; tento di infondere
sicurezza e voglia di partecipare;
- cerco di portarli a riflettere, a trovare da soli
una loro soluzione;
- le maestre delle elementari mi hanno valorizzato più
di tutti;
- conta molto il sorriso o l’affetto dei compagni;
- “metto in campo lo scambio culturale che mi ha
valorizzata all’Università”;
- quel che conta è “il percorso logico-deduttivo ma
anche di analisi e critica del soggetto”;
- “tento di donare agli altri lo stesso senso di
gratificazione che io ho ricevuto”;
- valorizzare l’iniziativa personale e l’umiltà;
- “capire il suo mondo”;
- quello sperimentato nella mia famiglia;
- valorizzazione in itinere perché stimola
all’apprendimento;
- meglio “il rimprovero” che il non essere visti;
- è rischioso valorizzare chi apprende per
assimilazione;
- occorre “un’attenta osservazione e una
successiva riflessione sulle azioni e sulle conseguenze”;
- metto in atto strategie che sono le stesse che ho
vissuto positivamente; uso molto anche modelli, tecniche, sperimentazioni,
cerco di trasferire esperienze vissute;
- applico le strategie che mi hanno permesso di essere
valorizzato;
- a volte sono tentata di fare il contrario;
- cerco di tenere conto di diversi fattori: apro
ipotesi diverse;
- cerco di mettermi nei panni di ciascun allievo.
- Valorizzerei prima la persona, cercando di tirar
fuori il meglio, le potenzialità che magari per timidezza o paura di
sbagliare non vengono fuori, dopodichè mi preoccuperei dell’apprendimento
vero e proprio e quindi della valutazione vera e propria sotto forma di
“numeri”
- Ascoltare e incoraggiare sono due peculiarità che
purtroppo tutti gli insegnanti hanno e io ne ho incontrati veramente pochi
- La mia storia personale influenza fortemente il mio
modo di valorizzare, di valutare, ma altresì con uno sguardo critico volto
all’ambiente che vivo, alla società che oggi i miei alunni vivono
- Mi sono sentito valorizzato quando il mio
“valutatore” ha saputo cogliere aspeti che richiedevano la conoscenza
della persona e del suo percorso
- in parte lui ha apprezzato di più la matematica
perché ha instaurato una relazione positiva con me
- credo che in futuro valuterò molto positivamente
l’interesse degli studenti per le attività in classe
- inevitabilmente lo faccio ma potrebbe non essere
adatto ad un’altra persona
- Ogni studente è unico e richiede una valorizzazione
particolare
- Quando devo valorizzare qualcuno penso a lui e al
rapporto che si era instaurato tra noi
2.
Se non l’ho fatto, perché?
- Perché venivo valorizzata solo quando mi conformavo
alle richieste del docente;
- “una valutazione strettamente assimilatoria l’ho
vissuta come un sopruso intellettuale”;
- prima occorre apprendere, e solo dopo valorizzo;
- un limite è quello di schiacciare la valutazione
sugli obiettivi attesi della formazione;
- non esiste un metodo da prendere per buono e da
applicare;
- bisogna dare a tutti la possibilità di esprimersi
per quello che si è;
- non tutte le persone sono aperte al dialogo, a volte
ci si trova di fronte a un muro invalicabile;
- ho ricevuto poche valorizzazioni e molte
valutazioni;
- cerco di proporre ai miei studenti un contesto di
problem solving in cui far emergere la loro abilità;
- ho cercato sempre di attuare le linee che ho
ricevuto adeguandole alle diverse situazioni.
3.
Trovo delle differenze tra la mia esperienza di persona
valorizzata e le modalità di valorizzare che propongo?
- Quell’esperienza (di valorizzazione) “è rimasta
impressa nella mia memoria dalle scuole elementari”;
- la valorizzazione troppo enfatizzata può creare
imbarazzo e perdere d’incisività se troppo abituale;
- “gli insegnanti che ricordo con affetto sono
quelli che uniscono preparazione e umanità”;
- occorre dare spazio di arrivare alla soluzione anche
in maniera alternativa;
- valorizzazione “attraverso lo sguardo… il più
possibile carico di affetto, compiacimento, stima” (testimonia di essere
accettati);
- valorizzata perché assimilavo, valorizzo chi
assimila;
- valorizzare prima la persona, poi il sapere;
- incoraggiare a provarci come unico modo per
riuscirci;
- maggiore enfasi e riconoscimento a chi ha difficoltà
ma riesce a fare un intervento giusto;
- il mio modo di valorizzare e valutare è abbastanza
simile a quello che ho sperimentato da studente;
- valorizzo in modo differente da come sono stato
valorizzato;
- il docente non può essere solo un distributore di
saperi, oggi contano di più le capacità di relazionarsi, di saper
collegare i saperi tra più discipline;
- la valorizzazione passa attraverso il riconoscimento
dell’individuo al di là del proprio ruolo sociale;
- oggi i ragazzi faticano a trovare un obiettivo, a
dare un senso al loro tempo passato a scuola;
- ogni anno la mia esperienza si arricchisce di nuovi
vissuti, di nuove situazioni che contribuiscono a migliorare la valutazione
che propongo;
- i ragazzi hanno bisogno di riconoscimenti forti per
sedimentare una buona opinione di sé.
- Credo che tirar fuori
- In ambito scolastico la prof spingeva al
ragionamento, mentre in ambito lavorativo inizialmente c’è
assimilazione.
- Restringere il campo al proprio vissuto non permette
di rivolgersi anche alle persone lontane dalla propria personalità e con
punti di forza e personalità diverse
4.
Sono più attento e concentrato sulle strategie/sui processi di
assimilazione, integrazione o scambio culturale?
- Assimilazione, intergrazione e scambio culturale
sono processi che si rinforzano a vicenda;
- “un clima di comunicazione e pari considerazione
aiuta ad applicarsi anche su contenuti meno gradevoli se c’è coerenza con
il progetto e l’atteggiamento di scambio culturale”;
- allo scambio culturale perché “consente di
apprendere senza soluzione di continuità e dà molti stimoli”;
- “mi accontento di assimilazione solo se non sono
possibili integrazione e scambio culturale”;
- sono più attenta a processi di scambio culturale;
- sono più attenta al processo di integrazione;
- sempre e comunque scambio culturale, non conosco
valide alternative;
- credo che ognuno dei processi sia importante in
stadi diversi della crescita;
- i primi anni di insegnamento stavo più attenta ai
processi di assimilazione, perché mi risultava più facile, adesso cerco di
guardare anche alla valorizzazione dello studente nella sua complessità e
totalità;
- l’assimilazione ci appare spesso come un fattore
negativo, ma ha un carattere positivo quando riveste aspetti legati alle
regole di convivenza civile la cui comprensione ci mette nelle migliori
condizioni per avviare processi di integrazione e scambio culturale;
- agendo sulla motivazione senza mai diminuire il mio
ruolo di insegnante tecnicamente competente nella propria disciplina e
disponibile al dialogo.
- Negli ultimi anni, quando ho iniziato ad avere
studenti stranieri, ho scoperto lo scambio culturale come possibilità per
valorizzare i miei studenti
- A seconda delle circostanze punto su diverse
strategie di assimilazione
- Cerco sempre di creare una possibilità di scambio
culturale così che la fase di assimilazione diventi più semplice
- Lo scambio culturale necessita di due culture da
scambiare che molto spesso si modellano sulla base di assimilazioni
5.
Quando è opportuno puntare più sull’una che sull’altra
strategia? Secondo una progressione che va dal semplice al complesso? Oppure
giocando sui tre piani?
- Occorre “muoversi tra i tre piani con continuità
e ciclicità”;
- ritengo meno validi i processi di assimilazione;
- dipende dai momenti; dipende dalle situazioni e dai
contesti;
- dipende dall’alunno, dalla sua struttura mentale,
“come riesce ad apprendere”;
- dal semplice al complesso;
- “nei laboratori è più opportuno puntare sullo
scambio culturale”;
- “gli argomenti teorici richiedono un processo di
assimilazione rispettando le modalità di raggiungimento del risultato”;
- “occorre ridurre al minimo la modalità di
assimilazione (anche se necessaria come fase di passaggio)”;
- argomenti più tecnici richiedono strategie
assimilative;
- iniziare con assimilazione, poi integrazione;
- l’integrazione è la più importante con stranieri
e persone che vivono disagi sociali; poi far seguire l’assimilazione;
- evolvendo la valorizzazione parallelamente
all’evolversi del rapporto;
- la strategia deve essere d’interazione tra
studente e insegnante, dal contesto nasce il sapere e la crescita degli
individui;
- il dialogo, lo scambio e il confronto aumentano la
capacità di critica;
- per una valutazione globale sono fondamentali
l’interazione attiva e il confronto aperto;
- è necessario sfruttare sempre tutti i mezzi
comunicativi a nostra disposizione.
- Su una strategia assimilativa è utile quando
volgiamo fornire tecniche di base, strumenti. Quando il compito è
complesso… si deve adottare lo scambio culturale
- Per le materie scientifiche… è fondamentale un
mimo di assimilazione.
6.
Riflettendo sul processo di autovalutazione registrato in un
portfolio degli allievi: come stimolare gli allievi all’autovalutazione e alla
conoscenza di sé?
- Attraverso “il confronto con gli altri si aiuta la
comprensione della disciplina, dei propri limiti e potenzialità”;
- attraverso l’esempio fornito dall’insegnante che
“ammette i propri errori, li corregge e non rifiuta le critiche”;
- “valorizzando le competenze specifiche e
individuali”;
- confrontando la loro valutazione del compito con la
mia; far proporre il voto motivato dagli studenti, assegnare il voto e
motivarlo;
- favorendo i lavori di gruppo;
- “lasciando che siano essi stessi a commentare le
risposte che avevano fornito, le difficoltà incontrate e le lacune
emerse”; facendo fare un’analisi critica dell’operato;
- “autovalutarsi serve per prendere coscienza dei
propri mezzi”;
- “attraverso commenti al loro operato che fanno
vedere il nostro interesse”;
- attraverso il dialogo;
- spiegare agli altri per comprendere quanto realmente
si è capito;
- aiutandoli a pensare al perché scelgono e fanno
delle cose;
- mettere gli altri nelle condizioni di potersi
esprimere;
- stimolare all’autovalutazione con un’apposita
riflessione, spiegando agli alunni i nostri criteri di valutazione e
motivandoli verso la nostra materia faranno sicuramente progressi;
- proponendo la valutazione dei compiti svolti,
scambiandoli con i compagni in modo che non sia sempre l’insegnante a
svolgere il compito di valutare;
- una valutazione rispettosa e osservatrice delle
abilità reali e della persona è già di per sé un modo per insegnare
all’allievo a riflettere con obiettività;
- gli allievi sono poco propensi
a una valutazione obiettiva di sé, cerco di far prendere loro
consapevolezza di ciò che si sa visto come punto di partenza per una nuova
conquista;
- la scuola deve trasmettere la conoscenza e di
solito, alla fine dell’anno scolastico, ogni studente vede il percorso che
ha seguito;
- chiedendo agli alunni di preparare verifiche,
valutare se stessi e i compagni, valutare i docenti, discutere la
valutazione propria e altrui, discutendo la propria crescita personale;
- riconoscendo la specificità di ciascuno e
potenziandola.
Credo sia un grosso errore che un insegnante basi la propria valutazione
su valutazioni e giudizi precedenti che accompagnano l’allievo