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1. Scrittura individuale
Narra
per iscritto un episodio della tua esperienza formativa nel quale ti sei
sentita/o Valorizzata/o
2.
Breve ricognizione
sull’indirizzo d’insegnamento prescelto (fisico, matematico-informatico) ed
eventuali esperienze pregresse avute dai corsisti in veste di insegnanti (per
alzata di mano).
3.
Individuazione in contesto scolastico dei
differenti tempi, ambiti e soggetti della
valutazione,
con
breve cenno sulle nuove tendenze in atto: Istituto Nazionale per la
VALutazione del Sistema d’Istruzione (INValSI), verso gli standard nazionali.
a.
Il lessico della valutazione
b.
La ricerca sulla valutazione didattica
c.
Le “tipologie di valutazione” diffuse
tra i docenti
· INTERVALLO
Divisione
in tre gruppi di lavoro per la ripresa del testo narrativo sulla valorizzazione
(valutazione?) personale.
4.
discussioni e ascolto
o
Individuare le possibili “tipologie
valutative” utilizzate dal proprio docente/educatore e le significative
strategie da lui adottate nella relazione
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1. Scrittura individuale
Narra
per iscritto un episodio della tua esperienza formativa nel quale ti sei
sentita/o Valorizzata/o
2. Breve
ricognizione sull’indirizzo d’insegnamento prescelto (fisico,
matematico-informatico) ed eventuali esperienze pregresse avute dai corsisti in
veste di insegnanti (per alzata di mano).
3.
Individuazione in contesto scolastico dei
differenti tempi, ambiti e soggetti della
valutazione,
con
breve cenno sulle nuove tendenze in atto: Istituto Nazionale per la
VALutazione del Sistema d’Istruzione (INValSI), verso gli standard nazionali.
a.
Il lessico della valutazione
b.
La ricerca sulla valutazione didattica
c.
Le “tipologie di valutazione” diffuse
tra i docenti
·
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Parlare di valutazione
formativa oggi, in ambito scolastico, non può prescindere dalla conoscenza dei
momenti e degli ambiti nei quali viene richiesta una specifica pratica
valutativa, effettuata sia da parte dai singoli docenti, sia dalle diverse
componenti che all’interno dell’Istituto e ormai in forma sempre più
articolata anche dal Ministero dell’Istruzione, sono chiamate ad esprimere
indicazioni e precisi orientamenti. Tali espressioni, veri e propri atti
valutativi, condizionano le scelte e gli indirizzi dell’Istituto nel suo
complesso, con le varie componenti in cui si articola sino ad arrivare al
singolo docente.
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L’INValSI
nel quadro delle riforme del sistema scolastico
La Legge-Delega n. 53 del 28 marzo 2003, riguardante “la definizione delle
norme generali nell’istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in
materia di istruzione e formazione professionale”, prevede all’articolo 3 la
“valutazione degli apprendimenti e della qualità del sistema educativo di
istruzione e formazione”. Viene stabilito che con uno dei decreti legislativi
previsti dall’art. 1 di detta legge dovranno essere dettate le norme generali
sulla valutazione del sistema educativo di istruzione e formazione e degli
apprendimenti degli allievi con l’osservanza di principi e criteri direttivi
puntualmente indicati come segue dallo stesso art. 3:
- restano affidati ai docenti delle istituzioni di istruzione e formazione
frequentate dagli alunni la valutazione, periodica e annuale, degli
apprendimenti e dei comportamenti degli stessi nonché la certificazione delle
competenze acquisite; sempre a detti docenti è affidata la valutazione dei
periodi didattici ai fini del passaggio al periodo successivo;
- viene confermata la competenza dell’Istituto Nazionale per la Valutazione
del Sistema dell’Istruzione ad effettuare verifiche periodiche e sistematiche
sulle conoscenze e abilità degli allievi e sulla qualità complessiva
dell’offerta formativa delle istituzioni scolastiche e formative «ai fini del
progressivo miglioramento della qualità del sistema di istruzione e formazione».
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Questo movimento che dal
vertice (ministero) discende alla base (docenti) e viceversa, comincia a
proporre con il suo flusso di informazioni, lente ma concrete modificazioni
all’interno della realtà dei singoli Istitutivi, fino al coinvolgimento del
processo di insegnamento-apprendimento la cui circolarità virtuosa diventa
possibile proprio grazie ad una valutazione che, formativamente, si
interroghi sul significato dei propri esiti nonché sulla validità delle
procedure messe in campo per la rilevazione di competenze, abilità e conoscenze
disciplinari.
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Accenneremo ora sommariamente
all’articolazione del percorso di elaborazione portato avanti dalle varie
componenti che, all’interno dell’Istituto, sulla base di indicazioni
esterne, orientano con le proprie elaborazioni le scelte didattiche
dell’azione docente.
Le indicazioni dei programmi
ministeriali e una attenta lettura delle necessità formative dell’utenza
scolastica portano all’elaborazione del Piano dell’Offerta Formativa (POF),
affinato nel tempo proprio sulla base dell’efficacia e praticabilità del
piano stesso, attraverso apposita verifica effettuata dal Collegio dei
Docenti, di norma al termine di ciascun anno scolastico. Il POF orienta sia la
programmazione dell’attività del Consiglio di Classe (C.d.C.) sia la stesura
della programmazione didattica che ciascun docente elabora per ogni singola
classe. Al termine dell’anno scolastico, sia per il C.di C. sia per il
docente, è richiesta la verifica della programmazione con
l’indicazione e le motivazioni delle modifiche eventualmente apportate nel
corso dell’anno scolastico.
Si arriva dunque alla verifica-valutazione
che coinvolge il processo di insegnamento-apprendimento in senso stretto: lo
studente (educando) offre con le sue risposte e le sue domande il riscontro
all’azione docente (educatore); quest’ultimo dovrà quindi tenere in
considerazione tutte le forze coinvolte educatori, educandi, ambiente e gruppo
(M. Giusti 2002)[1], al fine di orientare e riorientare la propria riflessione e
azione didattica relativa.
[1] “Professionalità docente e modalità di insegnamento/apprendimento”:
argomenti affrontati con la prof. M. Giusti
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Benedetto Vertecchi insegna Pedagogia sperimentale allaTerza Università di Roma.
Fino agli anni Cinquanta la ricerca sulla valutazione, o docimologia, ha caratteristiche formali
Procedure che si collegano alla rilevazione e all'elaborazione dei dati.
La valutazione era intesa come un aspetto dell'educazione dotato di una propria autonomia.
Interesse per la rilevazione terminale degli apprendimenti
A partire dagli anni Sessanta ha incominciato a svilupparsi una ricerca, centrata sui collegamenti tra didattica e valutazione
Stabilire stretti nessi funzionali tra le attività volte a consentire agli allievi di acquisire le competenze e le abilità che costituiscono l'obiettivo della formazione e la verifica dei fenomeni in atto.
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Scriven[1] ha introdotto nella seconda metà degli anni Sessanta la distinzione della funzione formativa da quella sommativa della valutazione.
La nozione di valutazione predittiva poteva essere rivolta alla rilevazione del repertorio di competenze e di abilità posseduto dall'allievo
(gli esami di ammissione alla scuola media, aboliti verso la metà degli anni Cinquanta, avevano appunto lo scopo di predire le possibilità di successo degli allievi che aspiravano a iscriversi a tale tipo di scuola).
Per la sua collocazione la valutazione predittiva (valutazione diagnostica). I dati della valutazione iniziale potevano essere utilizzati per compensare livelli di competenza considerati insufficienti (valutazione prognostica).
Scriven: interpretazione dell'attività valutativa capace di creare una rete di riferimenti interagente con le attività didattiche.
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Applicare pertanto alla didattica il principio della retroazione, estendendo alle pratiche formative centrate sull'interazione diretta insegnanti/allievi un concetto che aveva fatto la sua prima apparizione nell'ambito rarefatto dell'istruzione programmata.
Nelle fasi intermedie di una procedura didattica alla valutazione formativa spetta di rilevare l'informazione circa il modo in cui ciascun allievo procede nel suo compito di apprendimento: l'informazione produce una rapida ristrutturazione del percorso, per adeguarlo alle necessità individuali.
[1] M. Scriven, Methodology of Evaluation, in R.W. Tyler, R.M. Gagné,
M.Scriven, Perspectives of curriculum evaluation, Rand Mc Nally, Chicago,
1967,
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Nella fase terminale, la valutazione assume carattere sommativo:
-rilevare la capacità di organizzare nel complesso gli apprendimenti per fornire prestazioni complesse
-rilevare l'adeguatezza della proposta rispetto alle necessità di chi apprende,
-verificare la funzionalità della procedura rispetto agli obiettivi che per essa erano stati posti.
valutazione formativa riversa l'informazione acquisita sulla procedura in corso,
valutazione sommativa collega in sequenza i segmenti del percorso, e fornisce elementi utili per programmare interventi successivi:
circolarità della valutazione
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Il mastery learning (o apprendimento per la padronanza)
Dalla teoria di Scriven un gruppo di studiosi coordinato da B. S. Bloom ha
definito
la strategia di individualizzazione volta al conseguimento di livelli qualitativi elevati di apprendimento per tutti, o quasi, gli allievi nota come mastery learning.
Scopi :
-assicurare il carattere collettivo della formazione scolastica
-quindi il perseguimento degli obiettivi affettivi e di socializzazione che si collegano all'esistenza di un contesto caratterizzato da intense interazioni personali
-con il differenziare la proposta didattica allo scopo di offrire a ciascun allievo la proposta di apprendimento di cui ha effettivamente bisogno.
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Comporta:
-che l'attività sia accuratamente organizzata, in modo da prevedere frequenti momenti di verifica.
-In pratica, questa esigenza viene
soddisfatta suddividendo il percorso formativo in segmenti, ciascuno dei
quali assorba una quantità modesta di tempo (per esempio, una o due settimane).
il mastery learning realizza un ribaltamento per ciò che riguarda l'interpretazione del ruolo della scuola e di quello degli allievi:
se alla scuola spettava di organizzare la proposta di apprendimento e agli allievi di adattarsi a essa, ora gran parte dell'onere dell'adattamento viene assunto direttamente dalla scuola.
Non si dà più per scontato che la proposta didattica sia comunque valida
perché elaborata con riferimento a un modello di allievo provvisto di
caratteristiche "centrali", ma si sottopone a verifica tale validità
in relazione alle caratteristiche degli allievi.
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il mastery learning realizza un ribaltamento per ciò che riguarda l'interpretazione del ruolo della scuola e di quello degli allievi:
se alla scuola spettava di organizzare la proposta di apprendimento e agli allievi di adattarsi a essa, ora gran parte dell'onere dell'adattamento viene assunto direttamente dalla scuola.
Non si dà più per scontato che la proposta didattica sia comunque valida
perché elaborata con riferimento a un modello di allievo provvisto di
caratteristiche "centrali", ma si sottopone a verifica tale validità
in relazione alle caratteristiche degli allievi.
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OSSERVAZIONI
Semplificazione rassicurante,
per il fatto che consentiva di iterare comportamenti consueti ma non
incentivante
Viene a realizzarsi una frammentazione del percorso, che spetta poi all'allievo ricomporre all'interno dell'asse principale di sviluppo della proposta
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Le difficoltà di apprendimento
sono già tradotte in errori nelle prestazioni
Rispetto alla individualizzazione centrata sulla rilevazione tempestiva di difficoltà di apprendimento che si siano già tradotte in errori nelle prestazioni (com'è quella attuata attraverso il mastery learning), la nuova linea che qui stiamo considerando suppone che
l'errore possa essere per lo più evitato attraverso la differenziazione preventiva dei percorsi di apprendimento. Attenzione però alla predittività in ordine alle competenze! Occorre considerare stili cognitivi iconico – visivo, verbale – acustico, olistico – analitico, per citare alcune attenzioni possibili.
Le difficoltà di apprendimento sono già tradotte in errori nelle prestazioni
Un
possibile processo di istruzione e controllo degli apprendimenti, suggerisce la
possibilità che le “…Valutazioni… potrebbero dare importanti spunti
autovalutativi sul loro lavoro…” (attività di insegnamento-apprendimento)
P. Bertolini, a cura di La valutazione possibile La Nuova Italia, 1999-p186
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La vita quotidiana è costruita su affermazioni, credenze, aspettative, definizioni della realtà che per il semplice fatto di essere state pronunciate possono avere, per noi, effetti reali, incarnandosi in una profezia che si autoavvera. Introdotta nelle scienze sociali nel 1948 dal grande sociologo americano Robert K. Merton, la profezia che si auto avvera è uno dei meccanismi psico-sociali più potenti e sottovalutati dell'agire umano. Questo libro spiega cos'è e come funziona attraverso un percorso le cui diramazioni penetrano in mondi apparentemente disparati, ma, in realtà, accomunati dai medesimi, sorprendenti processi di funzionamento, dal razzismo alla pedagogia, dalla letteratura all' astrologia, dalla religione alla medicina.
EFFETTO
PIGMALIONE
Si tratta di un esperimento di psicologia sociale, condotto da 2 ricercatori
americani (Robert Rosenthal e Leonora Jacobson) sulla profezia che si
auto-avvera, con risultati sbalorditivi, ma sostanzialmente confermati da
successive verifiche e controlli in esperimenti di altri ricercatori.
Questo
è l'esperimento:
scuola elementare della California. All'accesso gli psicologi sottopongono a
test di intelligenza i bambini, quindi, in modo assolutamente casuale e
indipendentemente dai risultati dei test scelgono il 20% di bambini e comunicano
agli insegnanti che possono aspettarsi da quei soggetti una rapida crescita
delle capacità intellettive [evidentemente agli insegnanti non erano stati
comunicati i reali criteri di quel giudizio].
A un anno di distanza vengono intervistati gli insegnanti e ripetuti i test.
Quei bambini avevano giudizi sostanzialmente migliori degli altri e avevano
fatto maggiori progressi nella capacita` di leggere, a giudizio degli
insegnanti. Fin qui si tratta gia` di un risultato interessante, ma non e`
finita. Questi stessi bambini, ai test, mostrano un aumento del QI
significativamente e decisamente superiore a quello dei loro compagni (una
decina di punti).
La profezia s'é autoavverata.
In questo caso le cose sono andate "bene", ma pensate al caso opposto
in cui, a causa di pregiudizi, anche solo in parte infondati, le profezie sono
negative.
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“NOMOTETICO”[1]
CONSITE NEL CONFRONTO TRA I RISULTI OTTENUTI DA CIASCUN ALUNNO E LO STANDARD PREFISSATO
“DINAMICO”
E’ INTESO COME CONFRONTO TRA IL PROGRESSO FATTO DA CIASCUN ALUNNO IN RAPPORTO AI PROGRESSI FATTI DAL GRUPPO COMPOSTO DAI SOGGETTI CHE HANNO INIZIATO UN PROCESSO DI APPRENDIMENTO PARTENDO DA CONDIZIONI ANALOGHE
“A CRITERIO”
IL CONFRONTO E’ POSTO TRA LA PRESTAZIONE DI CIASCUNO E GLI OBIETTIVI FISSATI SECONDO LA PROGRAMMAZIONE.
ALTRE TIPOLOGIE IBRIDE
[1] NORMATIVO
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